Foto b/n S.E il Ministro Luigi Federzoni durante l’adunata dell’Accademia d’Italia mentre legge il discorso inaugurale in Campidoglio.

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Foto b/n
S.E il Ministro Luigi Federzoni durante l’adunata dell’Accademia d’Italia mentre legge il discorso inaugurale in Campidoglio.

Il 31 ottobre 1922 fu chiamato come ministro delle Colonie del governo Mussolini fino al 1924.
Dopo aver contribuito alla fusione, avvenuta nel febbraio 1923, dell’Associazione Nazionalista con il Partito Nazionale Fascista, nel 1924 fu rieletto alla Camera, nelle file del Listone fascista, e nel 1925 fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da Giovanni Gentile.
Dal giugno 1924 al novembre 1926 fu ministro degli interni e poi di nuovo delle colonie. Da ministro dell’interno si deve a lui la nomina, il 13 settembre 1926, a Capo della Polizia di Arturo Bocchini. In seguito si dimise da ministro degli interni in polemica con l’ala radicale del fascismo capeggiata da Roberto Farinacci.
Nel novembre 1926 tornò ministro delle Colonie, fino al dicembre 1928, che lasciò perché nominato Senatore del Regno.
Divenne Presidente del Senato nel 1929, riconfermato nel 1934, fino al 1939. In tale veste pronunziò in Campidoglio il discorso commemorativo per Gabriele D’Annunzio.
Negli anni ebbe diverse cariche culturali e onorifiche. Fu presidente della Società Geografica Italiana dal 1923 al 1926; dal 1938 al 1943 presiedette l’Accademia d’Italia e dal 17 marzo 1938 al 6 ottobre 1943 fu presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. Fu inoltre socio nazionale dell’Accademia dei Lincei (6 maggio 1935 – 4 gennaio 1946), presidente dell’Istituto fascista dell’Africa italiana (1937-1940) e presidente della società editrice della rivista “Nuova Antologia”.
Nella seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio 1943 fu tra i firmatari dell’ordine del giorno contro Benito Mussolini presentato da Dino Grandi e per questo nel 1944 fu condannato a morte in contumacia dal tribunale fascista di Verona. Rifugiatosi nell’ambasciata del Portogallo presso la Santa Sede dopo l’8 settembre, lasciò l’Italia dopo la liberazione di Roma.
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